“Tu non sei il tuo voto!”: incontro con don Claudio Burgio

Maggio 29, 2023 Categoria: ,

Nella mattinata di mercoledì 24 maggio i ragazzi delle classi Quarte del Liceo Classico, del Liceo Scientifico e del Liceo Scientifico Sportivo hanno incontrato don Claudio Burgio, cappellano dell’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano e fondatore dell’associazione Kayrós, che dal 2000 gestisce comunità di accoglienza per minori e servizi educativi per adolescenti.

Don Claudio Burgio ha calamitato fin da subito l’attenzione degli studenti e degli adulti presenti, e lo ha fatto con il suo stile, con la sua presenza, con la chiarezza e la concretezza della sua testimonianza.

C’era anche qualcosa di squisitamente meneghino, se vogliamo, nelle sue parole, i caratteri propri di una certa Milano col “coeur in man”: una grande operosità, uno spendersi costante, ma senza proclami, senza retorica, semplicemente mostrando le cose in quello che sono, e nelle possibilità concrete di aiuto che esse aprono. E ancora, un profondo spessore culturale che non si fa però sterile cultura, ma sapienza capace di trasformare il mondo: conoscenza lucida della realtà, per cambiare la realtà stessa laddove essa va cambiata.

Soprattutto don Burgio ha saputo parlare ai giovani perché ha parlato “dei” giovani: di quello che vivono a livello emotivo e spirituale i giovani di oggi; della società e dei valori – o dei disvalori – in cui si trovano a crescere; di una Milano – di una Italia e di un mondo – a due velocità, a due livelli, capace di accostare nella stessa zona, a pochi metri l’uno dall’altro, due mondi tra loro agli antipodi, divisi da un muro intangibile, ma pure invalicabile: il massimo del lusso e la disperazione più profonda.

Lo ha fatto portando le testimonianze dei giovani che ha aiutato in questi anni: Daniel Zaccaro anzitutto, che attraverso un percorso riabilitativo – arrivando fino alla laurea in Cattolica – ha trasformato in positivo la sua vita, l’ha resa “bella”, cioè al servizio degli altri.

Quando ero più giovane gli eroi non erano i poliziotti. Come nella serie tv “La casa di carta”, a nessuno veniva in mente di stare dalla parte della polizia. – ricorda Daniel, oggi educatore proprio alla comunità Kayrós di Milano – Facevo le rapine per prendere i soldi, per farmi vedere. Adesso mi accorgo dell’importanza delle istituzioni.

E ancora, gli studenti hanno potuto ascoltare un pezzo della storia di Baby Gang, che al centro Kayrós ha trascorso tre anni, riuscendo a concretizzare la sua vocazione per la musica – così come per i rapper Simba La Rue e Sacky.

Percorsi difficili, fatti anche di ricadute, ma in cui è entrata una luce, la possibilità di essere valorizzati.
Ed è proprio sul concetto di valore che l’intervento di don Burgio si fa più intenso e, ci sentiamo di aggiungere, dal sapore decisamente ignaziano:

Ma chi è un uomo “riuscito”, chi è una donna “riuscita”? Quella o quello che fa i soldi? Che si realizza attraverso dei ruoli sociali riconosciuti? Io a questa cosa non ci credo… Chiaro, da me in Comunità, o al Beccaria, arrivano tutti ragazzi che volevano fare soldi, perché per loro contano solo i soldi. Poi però insieme ci chiediamo: sì, i soldi… ma ne hai bisogno perché? Per spenderli come? Ci accorgiamo quindi che la felicità è un’altra cosa… Solo che al momento uno si lascia imprigionare da questa dittatura del profitto, da questa dittatura della prestazione a tutti i costi: tu sei “riuscito” se produci risultati. Anche a scuola. Eppure io vi sfido e vi dico: tu non sei il tuo voto, bello o brutto che sia, tu non sei solo il tuo voto, vali molto di più. Non pensare che tutto coincida con quello che produci, qui a scuola o in altri contesti. Penso ad esempio all’ambito sportivo, investito da tassi di abbandono molto alti in giovanissima età, troppo spesso proprio a seguito di questa logica della performance.

Il modello educativo proposto da don Claudio Burgio è così un modello che si fonda sul concetto di giustizia riparativa e che punta alla valorizzazione della singolarità irripetibile di ciascuno, un modello basato sulla fiducia, l’ascolto, la vicinanza. E la speranza. Per questo la sua comunità ha i cancelli aperti:

Tenere i cancelli aperti sempre, giorno e notte, è una sfida, un modo per dire a questi ragazzi: questo non è un carcere, qui c’è di mezzo la tua coscienza, la tua libertà, scegli tu se rimanerci o no.