L’internazionalità al tempo del Covid-19

Marzo 19, 2021 Categoria: ,

Venerdì 5 marzo u.s. – alla vigilia dell’inaugurazione dei lavori del JEEP, il progetto internazionale che coinvolge otto scuole europee dei Gesuiti, la redazione di leonexiii.it ha voluto incontrare il prof. Paolo Tenconi, docente di Filosofia e Responsabile dei progetti internazionali dell’Istituto Leone XIII, per fare il punto della situazione sulla formazione e sull’internazionalità leoniana. Ne è scaturita una intervista di largo respiro, ricca di spunti, che con piacere condividiamo con i nostri lettori.

 

Prof. Tenconi, l’Istituto Leone XIII ha sempre fatto dell’apertura all’internazionalità uno dei suoi obiettivi educativi centrali. Questo si concretizza annualmente in progetti di collaborazione con varie scuole nel mondo e con la possibilità di periodi di studio all’estero per i nostri studenti. Ecco, perdoni la brutalità della domanda ma… come è possibile una internazionalità leoniana in un mondo aggredito dalla pandemia del Covid-19?

Vorrei partire da una considerazione preliminare, ma che ritengo fondamentale, e cioè la necessità di leggere il tema della internazionalità anzitutto nel senso di consapevolezza… Consapevolezza del mondo in cui viviamo, consapevolezza della situazione, estremamente problematica, in cui ci troviamo ad operare… La conoscenza insomma del “contesto”… Se oggi noi escludiamo il contesto virus e lo consideriamo un incidente siamo profondamente fuori strada… Il virus è il nuovo mondo, il mondo attuale e, per molti aspetti, per gli effetti che esso avrà e sta già mostrando – a livello sociale, psicologico, economico – anche il mondo che verrà: il vecchio mondo è stato cambiato, sta cambiando… Può sembrare per un verso scontato, ma tutti noi sperimentiamo una nostra schizofrenia per cui per un verso tendiamo a pensare ad un mondo pre-virus, il mondo di prima, non toccato dalla pandemia… Per altro verso ci siamo abituati: fino a quest’estate si diceva “adesso speriamo che il virus se ne vada in fretta e torniamo alla normalità”… Oggi stiamo vivendo il virus come la normalità… Il fastidio che proviamo a portare una mascherina è un fastidio fisico, ma non è più un fastidio concettuale, anzi, è diventato un’abitudine… Io esco di casa e controllo se ho il telefono, se ho le chiavi, se ho il portafoglio e se ho… la mascherina! Cioè nelle tasche tocco queste cose qua, e questo un anno fa non c’era… Questo penso sia drammatico… Quindi siamo in una fase assolutamente contraddittoria dello sviluppo del mondo e noi dobbiamo educare i giovani a questo, non ai sogni del 2018-2017… Perché se noi li educhiamo in riferimento a 3-4 anni fa siamo noi fuori dal tempo, e allora poi non possiamo dare la colpa al virus…

Cito, senza fare pubblicità voluta, lo spot di una famosa bibita, con uno slogan che mi piace molto e che recita: “E se ci venisse offerta una normalità diversa?” ecco io credo che l’errore che si possa fare ora, anche a livello di gestione della pandemia, è che si possa tornare indietro… indietro non si torna, il mondo è cambiato.

 

Questo tema della consapevolezza è anche un tema molto ignaziano, ci verrebbe da dire…

Si, certamente. Ed è una forma mentis che permette un passaggio in più, e cioè una visione “predittiva” e “costruttiva” . Costruttiva perché ci insegna a cogliere le opportunità che la situazione – anche la più grave – presenta. Il virus è una disgrazia, come tutte le malattie, sicuramente non è desiderabile, ma io credo che una sana consapevolezza ti insegni a vivere il tempo che vivi… e quindi se il virus c’è, questo c’è… Allora ragioniamo con i nostri studenti in termini di strategia aziendale: c’è un problema, trasformiamolo in una opportunità… Io credo che il Leone stia facendo questo: sono profondamente convinto che il Leone stia facendo questo.

E questa consapevolezza ci aiuta anche ad essere predittivi, a prevedere lo sviluppo delle cose e ad organizzarci al meglio in ottica programmatica. Il prof. Antonio Bertolotti ed io, con l’aiuto della prof. Simona Cattaneo, quando a maggio abbiamo contattato le nostre scuole partner in tutto il mondo per i progetti internazionali di quest’anno, siamo partiti dall’idea che nel 2020-2021 non ci si sarebbe mossi, cioè “nessuno viaggia”, avevamo previsto allora… Ci hanno dato delle Cassandre, soprattutto i referenti stranieri, ci dicevano “ma no, ma come”… Poi a giugno si era radicata l’idea che il virus fosse sparito, che non ci fosse più, che l’epidemia era finita… Qualcuno diceva “ma guarda che ad autunno ritorna, come tutti i virus influenzali”… Ma noi già da maggio 2020 abbiamo predisposto i progetti internazionali nella loro versione online, abbiamo già dagli ultimi mesi dell’anno scolastico scorso, in prospettiva dell’anno scolastico 2020-2021, cambiato l’idea, cominciato a lavorare ad un’alternativa… Quindi io credo che il Leone oggi sia avanti, rispetto a molte scuole nazionali ma anche internazionali, che non hanno voluto vedere la realtà del mondo attuale.

 

Quindi non si è perso tempo…

Io quando sento che la scuola ha perso tempo tendo ad inalberarmi un po’… Perché ancora non si è capito che il “tempo” attuale non è il “tempo” di prima… Lo stesso quando mi si chiede se i ragazzi troveranno il modo per “recuperare”, una volta tornati in presenza… Perché non c’è proprio nulla da recuperare, l’anno sta andando avanti secondo le modalità di un mondo nuovo. Se la capiamo questa cosa qui allora siamo in grado di operare verso una gioventù che è già diversa… Capiamo che stiamo insegnando in un mondo che rischia oramai di vedere il prossimo come un ente di contagio, e non come un ente di relazione… In un mondo che deve stare attento alla questione ambientale, alla sostenibilità, e sta invadendo il pianeta di plastiche e di rifiuti di oggetti monouso…

 

E il mondo della internazionalità leoniana come è messo? Che periodo stanno attraversando le nostre scuole partner internazionali?

La situazione internazionale è evidentemente più in difficoltà… Anzitutto i nostri partner internazionali non stanno facendo, a mio giudizio, questo cammino che stiamo facendo noi per una didattica nuova in un mondo nuovo… Stanno ancora utilizzando la Dad come un “tampone”, non come il mezzo per una nuova didattica, e stanno facendo anche fatica a tamponare… E questo anche per scelte nazionali sbagliate… Pensiamo al nostro collegio in Inghilterra, per esempio, che paga oggi le decisioni sbagliate governative della cosiddetta prima ondata… Hanno pagato e stanno pagando un prezzo altissimo a livello di contagi all’interno della scuola, quello di morti all’interno della scuola, sia tra i colleghi, sia tra le famiglie e sia tra i ragazzi… Perché la pandemia in Inghilterra ha avuto effetti devastanti, anche rispetto a noi… In America abbiamo un paio di scuole che in questo momento sono attive a livello online, le altre ci hanno chiesto nell’ultima call del tempo fino alla primavera, quindi hanno detto “noi ci siamo, siamo sempre con voi”, hanno garantito l’impegno preso con il Leone eccetera ma ovviamente hanno preso tempo per vedere l’evolversi della situazione… C’è da dire che negli Stati Uniti con tutte le difficoltà che attraversano, pure hanno organizzato una campagna vaccinale più efficace della nostra quindi possono al limite forse cominciare adesso a predisporre una organizzazione con un po’ più di fiducia.

 

Quindi tutto fermo per ora, tutto bloccato?

No, anzi! L’internazionalità al Leone continua, sperimentando e preparando nuovi strumenti, che saranno utili anche per il futuro. È chiaro che anche qui abbiamo percepito il problema, abbiamo percepito la situazione difficile… Avremmo potuto dire “sospendiamo tutto per un anno”, teniamo i contatti in vista di un futuro migliori… Invece abbiamo voluto mettere in essere degli scambi virtuali usando la tecnologia di Zoom, di Meet, dove gli studenti che si sono autocandidati per questi progetti si tengono in contatto e riflettono insieme sui temi individuati.

Certo, io credo che nessuno scambio virtuale possa sostituire 15 giorni negli Stati Uniti, come facevamo fino a un anno fa. Cioè – cito un esempio per tutti – i nostri studenti che vanno a NY per quindici giorni a novembre, proprio nel corso del Thanksgiving di modo che possano percepire l’atmosfera americana di questa festività particolare… o quando andavamo a Dallas nell’epoca di Halloween per il medesimo motivo… questo come fai a sostituirlo…  non c’è nessuna virtualità che possa sostituire questa cosa qua… Però il contatto internazionale non è solo la presenza fisica e quindi può essere una via anche questa da continuare, anche quando si riprenderanno gli scambi fisici, perché no… quindi queste forme di contatto a distanza potranno essere ulteriormente valorizzate anche in un mondo in cui si riprenderà a viaggiare e muovere  studenti.

Anche per questo siamo molto contenti di aver potuto offrire ai nostri studenti, in quest’anno difficile, la possibilità di partecipare comunque a diversi progetti internazionali.

 

I progetti per i Licei in corso all'Istituto Leone XIII.

I progetti internazionali per i Licei attivati dall’Istituto Leone XIII in questo a.s. 2020-2021.