Padre Vincenzo De Mari SJ

Maggio 27, 2020 Categoria: ,

Sabato 23 maggio padre Vincenzo De Mari SJ ci ha lasciati all’età di 92 anni e di ben 72 di Compagnia. I funerali si sono celebrati lunedì 25 maggio a Gallarate.

Leone XIII a.s. 1986/87: da sin. padre De Mari, il prof. Francesco Pozzi, la prof.ssa Gabriella Tona

Leone XIII a.s. 1986/87: da sin. padre De Mari, il prof. Francesco Pozzi, la prof.ssa Gabriella Tona

Era nato il 12 novembre 1927 a Terni. Entrò nella Compagnia di Gesù il 23 novembre 1947 a Cuneo, pronunciando gli Ultimi Voti il 2 febbraio 1965 a Torino.

Dopo il noviziato, studiò filosofia a Lovanio in Belgio, fino al 1952, quando iniziò il suo magistero a Genova, presso l’Istituto Arecco.

A Chieri venne ordinato sacerdote il 12 luglio 1959 dal cardinal Fossati.

Fu destinato in seguito all’Arecco di Genova dal 1961 al 1964 come professore di storia e filosofia, prefetto degli studi per la scuola media, responsabile della lettura a mensa e consultore di casa, poi all’Istituto Sociale di Torino come vice preside, insegnante di storia e religione e consultore di casa.

Dopo altri incarichi, nel 1980 fu inviato a Roma, all’Istituto Massimiliano Massimo come rettore ed economo del collegio. Fu inoltre nominato delegato del padre Provinciale per i collegi della Provincia.

Dal 1986 al 1991  a Milano fu rettore all’Istituto Leone XIII, dove insegnò anche storia e filosofia.

Al Leone XIII tornò come rettore e poi gestore dal 2001 al 2008.

Nel 2008 ebbe una nuova destinazione: fu inviato a Sanremo come superiore della comunità. Nel 2011 fu destinato alla residenza del Gesù di Genova come superiore fino al 2013. Dal 2018 si prendeva cura della salute presso l’infermeria di Gallarate.

Lo ricordiamo con affetto fraterno nella preghiera.

 

La prof.ssa Gabriella Tona, direttore generale del Leone XIII, ci ha fatto avere un ricordo personale di padre De Mari:

Il primo ricordo di padre De Mari risale al 1986, quando, parlando al Collegio Docenti a plessi riuniti, presentò le linee del suo rettorato. Parlò di chiarezza nelle responsabilità di ciascuno e nei rapporti interpersonali, di innovazione, “non rivoluzione”, della scuola nella fedeltà ai valori fondanti, di collaborazione con gli altri collegi soprattutto su alcune tematiche (criteri di conduzione e amministrativi, valenze educative delle discipline, convergenza di prospettive), invitandoci a porci sempre nel quotidiano “stiamo facendo il bene per questo ragazzo?”. E riferendosi ai ragazzi ci ricordò che “hanno bisogno di una guida che li formi alla libertà, perché la persona umana è tale solo se libera, cioè cosciente del dare un senso alla propria esistenza”.

Negli anni della sua prima permanenza al Leone furono molto poche le occasioni per incontralo, complice la sua naturale riservatezza. Lo incontrai di nuovo all’inizio degli anni duemila quando tornò al Leone da rettore e, da preside (così ci chiamavamo allora), ebbi modo di apprezzare la sua lucidità nell’affrontare i problemi, il suo garbo nel rapportarsi con le persone e nel dare loro fiducia, la sua capacità di guidare senza mai sostituirsi, il suo rispetto per i Superiori e per la fedeltà alla Compagnia di Gesù, anche quando non ne comprendeva fino in fondo le decisioni. Quando mi venne offerta la possibilità della direzione della scuola, mi invitò ad accettare convinto che fosse giunto il momento di percorrere fino in fondo la strada della collaborazione con i laici. E, di nuovo come era nel suo stile, si pose “dietro le quinte”, pronto ad accompagnare, ad intervenire anche con fermezza, a correggere con delicatezza ogni qualvolta ce ne fosse bisogno, ma senza mai prevaricare, sempre rispettoso della libertà dell’altro.

Lasciò il Leone a malincuore, mi disse, ma accogliendo per obbedienza la volontà dei Superiori. Non mancarono le occasioni per rivederci e scambiarci un saluto, nel nome di un affetto reciproco che era cresciuto negli anni. Le ultime occasioni sono state nell’infermeria di Gallarate, durante il tempo della malattia, quando, anche nei giorni un po’ più faticosi, non ha mai fatto mancare a chi lo andava a trovare un sorriso, una frase di saluto affettuoso, un ricordo per il Leone.

La sua morte è avvenuta “ in silenzio e discrezione come da suo stile”, ci ha comunicato padre Gazzaniga; mi permetto di immaginare anche in serenità, perché, per una sua confidenza, a quella si è preparato in questi ultimi anni, potendo dedicarsi alla passione della sua vita, lo studio della Scrittura.

Grazie padre De Mari!

Prof.ssa Gabriella Tona
Direttore Generale