La provocazione di un giovane beato

Febbraio 29, 2020 Categoria: ,
Carlo Acutis

Carlo Acutis

È di pochi giorni fa la notizia che Carlo Acutis sarà proclamato “beato”. Il nostro professore Luca Diliberto ci racconta qualcosa di Carlo e della sua breve ma straordinaria esistenza:

“Non è per nulla facile reggere lo sguardo di Carlo. Quello sguardo che è rimasto racchiuso in non poche foto della sua breve vita (1991-2006) o nei filmati che lui stesso produceva, quando non era ancora tanto semplice per i ragazzi armeggiare con la tecnologia e l’informatica, eppure lui sapeva farlo con competenza, intelligenza e cuore.

Avrebbe quasi trent’anni adesso, Carlo Acutis, che per poco più di un anno fu studente al Leone XIII. Invece morì, improvvisamente e tragicamente, strappato all’affetto dei suoi cari da una leucemia che non perdona; eppure di lui non si è mai smesso di fare memoria ed anzi, oggi, la Chiesa lo indica al mondo intero addirittura come beato, cioè prima di tutto come un uomo felice, eternamente realizzato. E così ci invita a conoscerlo ancora meglio, per imparare da lui, ovvero da un quindicenne incredibilmente maturo e straordinariamente fanciullo, che cosa significhi la bellezza di vivere come lui ha vissuto, non importa se per così poco tempo.

Tentiamo dunque di reggere per qualche istante questo suo sguardo, di ripercorrere la sua esistenza così sorprendente, con la nostalgia però di non potere più, almeno attraverso strade normali, chiedere a lui stesso di raccontarcela. E pensare – lo dicono in tanti – che sapeva raccontare molto bene quel che più aveva a cuore, nelle forme più varie e spontanee.

Di certo, Carlo è nato e cresciuto in una famiglia che lo ha educato a non temere la fede e la religione, ed anzi a porla a fondamento di scelte conseguenti e coerenti. Ma tutte le testimonianze concordano nel segnalare che venne presto il momento di fare scelte in prima persona: colpisce scoprire come abbia voluto anticipare la cerimonia della prima comunione, e che proprio l’eucaristia sia stata fino alla fine il centro della sua vita. Andava quasi tutti i giorni a Messa, e da piccolo faceva persino i capricci se non lo portavano. Ma non era un gioco o una fissazione, era volontà precoce di ricevere un dono di cui seppe cogliere appieno il valore, e intima determinazione ad aderire fino in fondo ad uno stile, che è quello della carità fattiva e senza sconti, dell’attenzione e l’aiuto agli altri.

Si può dire che l’amore di Cristo cominciò a risplendere assai presto nella sua vita, per tanti aspetti molto simile a quella dei suoi coetanei: passa attraverso gesti di vicinanza verso chi aveva meno, verso i poveri per i quali inventava anche raccolte di aiuti e a cui dava sempre qualcosa di sé, per i piccoli amici che sapeva accogliere con estrema vivacità e finezza, per i parenti e conoscenti, ai quali era capace di illuminare l’esistenza con la sua sola presenza affettivamente ricca.

Guardandolo ancora, lo incontriamo nell’età della preadolescenza, dagli undici, dodici anni, affamato di tutto quello che la sapienza cristiana ha accumulato in secoli di ricerca di senso, di devozioni che sembrerebbero anche lontane dalla contemporaneità, certo decisamente adulte: dai mistici al Catechismo, dal rosario alla dottrina sul Purgatorio, da Fatima a Lourdes, sino ad Assisi, dov’è ora la sua tomba.

Con gioia infantile si abbeverava di tutto, con serietà un po’ spiazzante ne parlava agli amici, ma anche ad adulti che sono rimasti toccati dal suo modo di dire e di fare, sino a domandare di essere battezzati. Più tardi, forse, sarebbe giunto a fare sintesi di tutto quello che l’esperienza credente gli stava dando; ma da quegli anni tanto importanti non smise mai di cercare, di capire, e di raccontare quel che aveva compreso, con entusiasmo incontenibile.

Del tempo al Leone XIII, dove giunse per frequentare il Liceo Classico, rimane il ricordo di un modo decisamente speciale ma anche discreto di stare con gli altri, attento soprattutto a chi, tra i compagni, aveva più difficoltà, e in qualche modo  divenendone “educatore” mai saccente, sempre pronto a rendere ragione del suo credere; fu capace di investire le sue capacità dentro le opere del volontariato per gli studenti, cominciando ad aiutare i più piccoli ma anche dedicando una estate intera per programmare, con competenza incredibile, materiali con cui propagare il valore di una vita spesa per gli altri: un sito dedicato al volontariato, filmati illustrativi, attività di animazione. Nei corridoi della scuola si fermava con tutti, sia ragazzi che “grandi” (professori e personale), e per tutti aveva cura e parole mai banali.

E a noi ora tocca ripercorrere questi suoi passi, non stancarci mai di lasciarci provocare, come giovani e come adulti, da questa sua sorprendente vicenda. Che adesso è riconosciuta come dono prezioso, per cui tutta la Chiesa fa festa”.

Prof. Luca Diliberto